Archivi tag: Bologna

Da vedere tra Febbraio e Marzo

Bosch a Milano

Bosch e un altro Rinascimento è una mostra imperdibile, fino al prossimo 12 marzo è possibile visitarla e godere di un’esperienza decisamente unica. Il mondo surreale e capovolto di Bosch e di altri artisti straordinari che decidono di seguire una via poco ortodossa ma capace di esprimere l’altro volto del Rinascimento, quello misterioso, fantastico e irrazionale. L’allestimento è molto coinvolgente, ai capolavori del maestro fiammingo si richiami al mondo della magia, animali rari ed esotici come l’elefante ma a colpire e turbare sono soprattutto le potenti visioni infernali.

Le tentazioni di Sant’Antonio, 1510-15 ca., Museo National del Prado, Madrid

Van Gogh a Roma

Vincent ci aspetta a Roma a Palazzo Bonaparte
fino al 26 marzo 2023. Il percorso espositivo propone cinquanta opere provenienti dal museo olandese di Otterlo ed è dedicato non solo al pittore ma all’uomo Vincent Van Gogh. Le opere presenti raccontano l’intera evoluzione dell’artista dalle rappresentazioni scure e terrose degli esordi con i contadini olandesi immersi nel duro lavoro,

Il Seminatore, 1888, Kröller-Müller Museum, Otterlo

ai quadri ricchi di colore che realizza spostandosi nel Sud della Francia a partire dal 1887 come Il Seminatore del 1888 o il Giardino dell’ospedale a Saint-Rémy del 1889. Non mancano opere che esprimono tutto il mal di vivere di Vincent come il Vecchio disperato dipinto nel 1890, l’anno della sua morte prematura.

Il Vecchio Disperato, 1890, Kröller-Müller Museum, Otterlo

Pittori di Pompei

A Bologna, presso il Museo Civico  Archeologico, fino al 19 Marzo 2023, possiamo visitare i capolavori pittorici provenienti dal Museo Archeologico di Napoli. I capolavori delle Domus di Pompei ci raccontano i miti ma anche le scene di vita quotidiana. Sono esempio di tecnica pittorica rapida, vivace e tuttavia capace di rendere spazi tridimensionali, di imitare le più svariate materie e di rappresentare nelle figure umane tutti i moti dell’anima.

Achille a Sciro (Da Pompei, Casa dei Dioscuri. Ulisse riconosce Achille, travestito da donna, tra le figlie del re Licomede a Sciro).

Omaggio a LAVINIA FONTANA (Bologna, 24 agosto 1552 – Roma, 11 agosto 1614)

E’ triste dover ammettere che le donne sono da sempre state relegate in un ruolo minoritario anche per quanto riguarda l’arte. Oggi viviamo tempi migliori, tuttavia il rapporto è ancora decisamente a sfavore delle donne che riescono ad acquisire posizioni di rilievo nel mondo dell’arte, o della scienza o della politica. Nei secoli passati una donna che si dedicava a qualcosa di diverso dalla casa, dai figli e dal marito era decisamente un unicum. Tra le rare donne che hanno sfidato consuetudini, pregiudizi e diffidenza per dedicarsi all’arte una delle più geniali e fortunate è sicuramente la bolognese Lavinia Fontana.

lav_fontana_autoritratto
Autoritratto, Lavinia Fontana, olio su rame, 1579, Uffizi, Firenze

 Lavinia è figlia di Prospero Fontana, anch’egli artista di notevole qualità, soprattutto come ritrattista, qualità che gli valse la raccomandazione di Michelangelo al pontefice. L’apprendistato della nostra pittrice comprende non solo la lezione paterna ma anche quella dei più famosi Carracci, di Sofonisba Anguissola, di Parmigianino e dei veneti Bassano e Veronese. All’atto di prender marito Lavinia impone solo una condizione: poter praticare la pittura. Lo sposo, Gian Paolo Zappi, è artista anch’egli ma ben presto diviene una sorta di agente della moglie, ben più virtuosa e abile in diversi generi pittorici. Lavinia Fontana non si limita alla ritrattistica, realizza opere con finalità liturgiche, allegorie pagane e scene bibliche. Opere di piccole dimensioni, realizzate su rame, con precisione certosina come l’autoritratto nel tondo inserito nelle righe precedenti, ma anche pale d’altare destinate alla devozione dei fedeli come la Consacrazione della Vergine:

longchamp007a_fontana_consc3a9cration_vierge
Consacrazione della Vergine, L. Fontana, olio su tela, 1599, Museo delle Belle Arti, Marsiglia

Il ritratto resta in ogni caso il campo in cui Lavinia Fontana si distingue decisamente. I suoi volti riproducono con cura le fisionomie, senza dimenticare di trasmettere le qualità interiori dei rappresentati e di accogliere con estremo dettaglio gli elementi caratterizzanti della moda e del gusto del tempo. Vediamo alcuni deliziosi esempi:

l-_fontana_ritratto_di_nobildonna
Ritratto di nobildonna, L. Fontana, 1580, National Museum of Women in the Arts,Washington

Il particolare del cagnolino non è solo allegorico (fedeltà) ma è delicatamente tenero, curatissimi i dettagli sia dell’acconciatura che dell’abito, copiosi i gioielli raccontano tutto il prestigio di questa dama che non a caso può permettersi i servigi di Lavinia. Ma la nostra pittrice si interessa anche a soggetti esteticamente meno promettenti, tra le sue opere c’è infatti un ritratto stupefacente di Antonietta Gonzales, la discendente di una famiglia aristocratica affetta da una rara bizzarria genetica per cui la cute è ricoperta di pelo:

portrait-of-antonietta-gonzalez-1595large
Antonietta Gonzales, L. Fontana, 1595

Le opere di Lavinia hanno davvero molto da raccontare ma mi piace l’idea di finire questo breve intervento con la raffigurazione più caratterizzante delle donne pittrici del tardo manierismo: Giuditta con la testa di Oloferne.

Giuditta
Giuditta con la testa di Oloferne, L. Fontana, 1660, Bologna

L’ambientazione cupa ritorna anche nella figurazione famosissima di Artemisia Gentileschi, sicuramente più drammatica e caravaggesca e molto meno decorativa di quella della collega bolognese.

800px-gentileschi_artemisia_judith_beheading_holofernes_naples
Giuditta e Oloferne, Artemisia Gentileschi, 1612 ca.

 

I volti dell’anima: omaggio a BARTOLOMEO CESI (Bologna, 16 agosto 1556 – 15 agosto 1629)

Bartolomeo Cesi, l’artista a cui dedichiamo oggi il post, è uno dei principali campioni dell’arte religiosa regolamentata dalla Controriforma, ossia dall’autorevole voce del Cardinale Paleotti che, con il Discorso intorno alle immagini sacre e profane, definisce  un nuovo canone per la pittura da cui siano bandite le tracce di nudo o di lascivia, in quanto le opere d’arte liturgiche sono mediatrici degli stessi contenuti religiosi e non devono distogliere il fedele dal pensiero cristiano.

Gli inizi del Cesi sono stati tuttavia più manieristici, accostabili alla leggerezza delle narrazioni ariostesche, accanto ai fratelli Carracci, con gli affreschi della Galleria di Palazzo Fava, decorata con le storie dell’Eneide.

palazzo_fava2c_storie_dell27eneide2c_bartolomeo_cesi_12
Enea trova il ramo d’oro, Bartolomeo Cesi, Palazzo Fava, Bologna, 1584-85 ca.

In seguito il suo stile si fa più sobrio e veristico, si accosta certamente all’Accademia dei Carracci e si fa influenzare dai dettami della Controriforma. Il nuovo stile è chiaramente espresso in uno dei pochi ritratti attribuibili all’artista bolognese, Il ritratto di giovane dama conservato nella Pinacoteca di Bologna, dove i tratti fisionomici non sono generici e i dettagli dell’acconciatura e dell’abito sono trattati con molta cura.

4
Ritratto di giovane dama, B. CESI, olio su tela, ca. 1585, Pinacoteca Nazionale, Bologna

Gran parte delle opere di Bartolomeo Cesi sono inserite in contesti religiosi o in ogni caso elaborate in origine per essi. Eliminato ogni elemento decorativo che possa distogliere dalla riflessione devota, nelle sue opere emerge l’essenziale a favore della comprensibilità dell’opera che deve porgere il suo messaggio anche ai fedeli meno istruiti con la massima semplicità.

Il ciclo decorativo della Certosa di San Gerolamo offre un chiaro esempio del punto d’arrivo della pittura del Cesi.

bartolomeo_cesi_crucifixic3b3n_certosa
Crocifissione, pannello centrale, 1612-16, Certosa di San Girolamo, Bologna

Pittura che poggia su studi dettagliati dei particolari, su cromie tenui e un’accurato impiego di forme e linee che gli derivano dallo studio approfondito della pittura toscana dell’ultima parte del XVI secolo.

1280px-bartolomeo_cesi2c_immacolata_concezione2c_1593-95_ca-2c_s-_francesco2c_03
Incarnazione di Maria Vergine in sant’Anna come Immacolata Concezione (particolare), olio su tela, 1593-95 ca.,  Pinacoteca Nazionale di Bologna

Per ulteriori approfondimenti è possibile partire da qui.