Oggi dedichiamo l’omaggio ad uno degli artisti più interessanti dell’Ottocento italiano: Telemaco Signorini. Tra i Macchiaioli può essere considerato l’artista più internazionale e più aperto all’approfondimento di tematiche varie e differenti. Figlio di Giovanni, pittore del Granduca di Toscana, riceve una formazione decisamente accademica, e ben presto allaccia rapporti con gli artisti che si riunivano al Caffé Michelangelo di Firenze diventandone un elemento di spicco.

Il gruppo di artisti elabora un nuovo modo di fare pittura, che esalta l’osservazione dal vero, procedendo per macchie di colore in alternativa al classico disegno chiaroscurale, un detrattore gli affibbia il nome dispregiativo di Macchiaioli ma è proprio Telemaco Signorini ad appropriarsene e a farne un manifesto.
Il nostro artista partecipa alle guerre d’Indipendenza del 1859 e ci lascia alcune opere realistiche che documentano la sua esperienza sui campi di battaglia:

Dopo l’esperienza della guerra risorgimentale Telemaco viaggia lungamente, nel 1861 è a Parigi dove incontra Corot e Troyon e viene intensamente colpito dal Realismo di Courbet. Al suo ritorno in Toscana si associa in particolare a Lega e con lui fonda la scuola di Pargentina, qui si concentra sulla pittura dal vero e affronta tematiche di grande impegno sociale come la Sala delle agitate al manicomio, in cui la monocromia sostanziale suggerisce un parallelo con le incisioni di Daumier.

Del resto lo stesso Signorini utilizzò ampiamente la tecnica dell’incisione come è possibile apprezzare nell’acquaforte del Quercione alle cascine di seguito riportata:

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