Archivi categoria: Manierismo

DA VEDERE TRA MARZO E APRILE

Torino e il Liberty

La mostra “Liberty. Torino Capitale”, allestita a Palazzo Madama a Torino, è un evento di grande rilievo. Si concentra sul ruolo fondamentale di Torino nell’affermazione del Liberty, un movimento artistico e filosofico che ha influenzato ogni aspetto della vita e della società. L’esposizione offre un’esperienza coinvolgente e originale, consentendo ai visitatori di comprendere i meccanismi della creazione architettonica ed estetica. La mostra esplora opere di architettura, design d’interni, pittura, scultura, grafica, decorazione, letteratura, poesia e musica, tutte caratterizzate dalla particolare linea strutturale della natura. Il Liberty, con le sue linee dolci e sinuose, trova a Torino la sua capitale e si diffonde in tutto il mondo. 

Casa Fenoglio-Lafleur, Torino

Fino al 10 giugno sarà possibile farsi travolgere dalla sensualità dell’Art Nouveau attraverso le fantasmagorie urbane ma anche dalle suggestive visioni di Boldini, Corcos, Previati e Bistolfi.

G. PREVIATI, Danza delle ore, 1899

La pittura di Previati è il perfetto connubio tra ricerca luministica attraverso la tecnica divisionista e spiritualità simbolista. Nella Danza delle ore in mostra a Torino dodici fanciulle danzano tra cielo e terra inondate da una luce di oro, sorreggendo un cerchio simbolo dell’infinito alternarsi del giorno e della notte. Le pennellate circolari sembrano vibrare come nei cieli paradisiaci descritti da Dante nella Divina commedia.

Amarsi. L’amore nell’arte da Tiziano a Banksy a Terni

Concepita come omaggio a San Valentino, patrono di Terni, la mostra “AMARSI. L’Amore nell’Arte da Tiziano a Banksy” esplora l’evoluzione dell’amore nell’arte dalle rappresentazioni classiche di Venere e Cupido, fino alle interpretazioni moderne. Presenta 40 opere che includono una versione della celebre “Venere e Adone” di Tiziano Vecellio, mostrando come l’amore sia stato espresso e trasformato attraverso i secoli. La mostra evidenzia il cambiamento nella percezione dell’amore partendo dalle classiche storie mitologiche conduce a rappresentazioni contemporanee, riflettendo su come l’arte abbia catturato i vari aspetti del sentimento universale per antonomasia: l’amore. Visitabile fino al 7 aprile presso Palazzo Monatani Leoni a Terni.

Tiziano e bottega, Venere e Adone, 1555-60, Fondazione Carit, Terni

Una delle versioni di Venere e Adone, mito ovidiano che Tiziano rappresentò con grande finezza di dettagli creando un vero poema dipinto. Nel racconto poetico, Adone nacque dalla corteccia di Mirra, una giovane trasformata dagli dei in pianta per sfuggire al padre. Cresciuto dalle Naiadi, Adone divenne straordinariamente bello, tanto che persino Venere, la dea dell’amore, se ne innamorò. La dea lo accompagnava nelle sue battute di caccia, poiché Adone era un abile cacciatore. Qui la dea cerca di trattenere l’amato presagendo la tragedia imminente. Infatti, il giovane Adone, abile cacciatore, incontrerà un cinghiale (Marte rabbioso di gelosia, tramutato in bestia) inferocito che lo ucciderà. Le urla di dolore del giovane giungono fino a Venere, che accorre dal suo amato. Tuttavia, lo trova riverso a terra, ormai morente. Distrutta dal dolore, decide che il suo lutto sarà eterno. Trasforma Adone in un anemone e le lacrime da lei versate si tramutarono in rose profumate.

Forlì e i Preraffaeliti

Al Museo Civico San Domenico di Forlì, un progetto decisamente ambizioso denominato “Preraffaeliti. Rinascimento moderno.” si protrarrà fino al 30 giugno. Questa straordinaria esposizione offre ai visitatori l’opportunità unica di ammirare oltre 300 opere, tra dipinti, disegni, gioielli, stampe e ceramiche, provenienti dalle collezioni più esclusive di tutto il mondo. I visitatori avranno l’occasione di immergersi in un viaggio affascinante attraverso opere di artisti rinomati, quali Dante Gabriel Rossetti, John Everett Millais, William Holman Hunt, Edward Burne-Jones, e molti altri. Inoltre, potranno apprezzare parallelamente i capolavori dei maestri rinascimentali del passato, da Beato Angelico a Veronese, passando per Giovanni Bellini e Michelangelo. In definitiva, si tratta di un evento straordinario che offre un’esperienza culturale senza precedenti, un vero e proprio banchetto per gli appassionati d’arte.

DANTE GABRIEL ROSSETTI, La vedova romana, 1874, dal Museo de Ponce, Porto Rico

Nel dipinto qui sopra rappresentato che funge anche da copertina del catalogo e immagine chiave dell’esposizione Dante Gabriel Rossetti dipinge una delle sue modelle preferite come una vedova romana, che con aria nostalgica suona una lamentazione sulle corde di due strumenti musicali in segno di rispetto per il marito perduto. A sottolineare la sua costante devozione, la giovane ha posto la sua cintura matrimoniale argentea attorno all’urna di marmo bianco che contiene le ceneri dell’amato. Rossetti ha dipinto l’urna basandosi su un oggetto della sua collezione di antichità. L’iscrizione in latino recita: “Agli dèi dell’Averno, Papira Gemina ha fatto ciò per il suo carissimo marito Lucio Alio Aquino: salve, signore, addio, signore”. Le ghirlande di rose sono probabilmente metafora dell’amore eterno anche dopo la morte, tema che Rossetti ha affrontato più volte nella sua pittura e nella sua poesia.

Arte al femminile

Le donne sono un soggetto dominante nell’arte fin dai tempi preistorici: rappresentate come fanciulle, madri, dee e seduttrici hanno sempre stimolato l’immaginazione e la creatività di generazioni di artisti. Molto più rare le donne che hanno praticato l’arte. Nell’antichità abbiamo solo i nomi citati da Plinio il Vecchio nell’Antichità o da Boccaccio nel Medioevo: Timarete, Kalypso, Hirene, Aristarete, Iaia e Olympas.

Dettaglio di una miniatura di un’antica artista greca: Timarete dipinge la dea Diana. (1400-1425 ca), Londra, British Library 

Non ci restano opere o forse, più verosimilmente, non siamo in grado di sapere se l’anonimo autore di un’opera sia un uomo o una donna in quanto per secoli, fino all’età rinascimentale firmare un’opera non era una prassi comune. Tuttavia nel Medioevo le donne dipingevano e a loro volta spesso venivano “ritratte” in scene miniate come quella di Timarete o nel manoscritto realizzato dalla famosa Ildegarda di Bingen che si autoritrae in un angolo della pagina miniata.

L’influenza esercitata sulla terra dalle sfere del fuoco, dell’aria e dell’acqua – Ildegarda di Bingen, Liber Divinorum Operum (copia della prima metà XIII sec.) Biblioteca Governativa di Lucca

In età moderna le donne pittrici sono più frequenti ma solo poche raggiungono una fama tale da arrivare fino a noi; nel nostro blog sono state spesso presenti e oggi ne vogliamo ricordare alcune a partire dalla famosissima Artemisia Gentileschi, celebrata in questi giorni in una splendida e imperdibile esposizione a Napoli, capace di raccogliere con eccezionale impeto la grande lezione di Caravaggio.

Artemisia Gentileschi, Autoritratto come Santa Caterina d’Alessandria, 1616, National Gallery, Londra

In questo spazio abbiamo accolto anche Sofonisba Anguissola, artista cremonese che nel XV secolo dipinse molti ritratti e riuscì con caparbia a scalare i vertici della società dell’epoca pur provenendo da una famiglia modesta.

Sofonisba Anguissola, Partita a scacchi, 1555, Narodowe Muzeum, Poznań

Lavinia Fontana, manierista emiliana, famosa ritrattista e autrice di notevoli opere con tematica biblica di cui abbiamo parlato tempo fa nel nostro blog.

Ritratto di nobildonna, L. Fontana, 1580, National Museum of Women in the Arts, Washington

Rosalba Carriera che con le sue opere esprime con ineguagliabile delicatezza la società veneziana rappresentata nelle commedie di Goldoni

Rosalba Carriera, Autoritratto con il ritratto della sorella, 1715, Firenze, Galleria degli Uffizi

e infine la rivoluzionaria e raffinatissima Tamara de Lempicka che ci ha raccontato in una serie di articoli il nostro storico dell’arte preferito: Filippo Alberto Musumeci.

Buon 8 Marzo!

Omaggio a LAVINIA FONTANA (Bologna, 24 agosto 1552 – Roma, 11 agosto 1614)

E’ triste dover ammettere che le donne sono da sempre state relegate in un ruolo minoritario anche per quanto riguarda l’arte. Oggi viviamo tempi migliori, tuttavia il rapporto è ancora decisamente a sfavore delle donne che riescono ad acquisire posizioni di rilievo nel mondo dell’arte, o della scienza o della politica. Nei secoli passati una donna che si dedicava a qualcosa di diverso dalla casa, dai figli e dal marito era decisamente un unicum. Tra le rare donne che hanno sfidato consuetudini, pregiudizi e diffidenza per dedicarsi all’arte una delle più geniali e fortunate è sicuramente la bolognese Lavinia Fontana.

lav_fontana_autoritratto
Autoritratto, Lavinia Fontana, olio su rame, 1579, Uffizi, Firenze

 Lavinia è figlia di Prospero Fontana, anch’egli artista di notevole qualità, soprattutto come ritrattista, qualità che gli valse la raccomandazione di Michelangelo al pontefice. L’apprendistato della nostra pittrice comprende non solo la lezione paterna ma anche quella dei più famosi Carracci, di Sofonisba Anguissola, di Parmigianino e dei veneti Bassano e Veronese. All’atto di prender marito Lavinia impone solo una condizione: poter praticare la pittura. Lo sposo, Gian Paolo Zappi, è artista anch’egli ma ben presto diviene una sorta di agente della moglie, ben più virtuosa e abile in diversi generi pittorici. Lavinia Fontana non si limita alla ritrattistica, realizza opere con finalità liturgiche, allegorie pagane e scene bibliche. Opere di piccole dimensioni, realizzate su rame, con precisione certosina come l’autoritratto nel tondo inserito nelle righe precedenti, ma anche pale d’altare destinate alla devozione dei fedeli come la Consacrazione della Vergine:

longchamp007a_fontana_consc3a9cration_vierge
Consacrazione della Vergine, L. Fontana, olio su tela, 1599, Museo delle Belle Arti, Marsiglia

Il ritratto resta in ogni caso il campo in cui Lavinia Fontana si distingue decisamente. I suoi volti riproducono con cura le fisionomie, senza dimenticare di trasmettere le qualità interiori dei rappresentati e di accogliere con estremo dettaglio gli elementi caratterizzanti della moda e del gusto del tempo. Vediamo alcuni deliziosi esempi:

l-_fontana_ritratto_di_nobildonna
Ritratto di nobildonna, L. Fontana, 1580, National Museum of Women in the Arts,Washington

Il particolare del cagnolino non è solo allegorico (fedeltà) ma è delicatamente tenero, curatissimi i dettagli sia dell’acconciatura che dell’abito, copiosi i gioielli raccontano tutto il prestigio di questa dama che non a caso può permettersi i servigi di Lavinia. Ma la nostra pittrice si interessa anche a soggetti esteticamente meno promettenti, tra le sue opere c’è infatti un ritratto stupefacente di Antonietta Gonzales, la discendente di una famiglia aristocratica affetta da una rara bizzarria genetica per cui la cute è ricoperta di pelo:

portrait-of-antonietta-gonzalez-1595large
Antonietta Gonzales, L. Fontana, 1595

Le opere di Lavinia hanno davvero molto da raccontare ma mi piace l’idea di finire questo breve intervento con la raffigurazione più caratterizzante delle donne pittrici del tardo manierismo: Giuditta con la testa di Oloferne.

Giuditta
Giuditta con la testa di Oloferne, L. Fontana, 1660, Bologna

L’ambientazione cupa ritorna anche nella figurazione famosissima di Artemisia Gentileschi, sicuramente più drammatica e caravaggesca e molto meno decorativa di quella della collega bolognese.

800px-gentileschi_artemisia_judith_beheading_holofernes_naples
Giuditta e Oloferne, Artemisia Gentileschi, 1612 ca.

 

I volti dell’anima: omaggio a BARTOLOMEO CESI (Bologna, 16 agosto 1556 – 15 agosto 1629)

Bartolomeo Cesi, l’artista a cui dedichiamo oggi il post, è uno dei principali campioni dell’arte religiosa regolamentata dalla Controriforma, ossia dall’autorevole voce del Cardinale Paleotti che, con il Discorso intorno alle immagini sacre e profane, definisce  un nuovo canone per la pittura da cui siano bandite le tracce di nudo o di lascivia, in quanto le opere d’arte liturgiche sono mediatrici degli stessi contenuti religiosi e non devono distogliere il fedele dal pensiero cristiano.

Gli inizi del Cesi sono stati tuttavia più manieristici, accostabili alla leggerezza delle narrazioni ariostesche, accanto ai fratelli Carracci, con gli affreschi della Galleria di Palazzo Fava, decorata con le storie dell’Eneide.

palazzo_fava2c_storie_dell27eneide2c_bartolomeo_cesi_12
Enea trova il ramo d’oro, Bartolomeo Cesi, Palazzo Fava, Bologna, 1584-85 ca.

In seguito il suo stile si fa più sobrio e veristico, si accosta certamente all’Accademia dei Carracci e si fa influenzare dai dettami della Controriforma. Il nuovo stile è chiaramente espresso in uno dei pochi ritratti attribuibili all’artista bolognese, Il ritratto di giovane dama conservato nella Pinacoteca di Bologna, dove i tratti fisionomici non sono generici e i dettagli dell’acconciatura e dell’abito sono trattati con molta cura.

4
Ritratto di giovane dama, B. CESI, olio su tela, ca. 1585, Pinacoteca Nazionale, Bologna

Gran parte delle opere di Bartolomeo Cesi sono inserite in contesti religiosi o in ogni caso elaborate in origine per essi. Eliminato ogni elemento decorativo che possa distogliere dalla riflessione devota, nelle sue opere emerge l’essenziale a favore della comprensibilità dell’opera che deve porgere il suo messaggio anche ai fedeli meno istruiti con la massima semplicità.

Il ciclo decorativo della Certosa di San Gerolamo offre un chiaro esempio del punto d’arrivo della pittura del Cesi.

bartolomeo_cesi_crucifixic3b3n_certosa
Crocifissione, pannello centrale, 1612-16, Certosa di San Girolamo, Bologna

Pittura che poggia su studi dettagliati dei particolari, su cromie tenui e un’accurato impiego di forme e linee che gli derivano dallo studio approfondito della pittura toscana dell’ultima parte del XVI secolo.

1280px-bartolomeo_cesi2c_immacolata_concezione2c_1593-95_ca-2c_s-_francesco2c_03
Incarnazione di Maria Vergine in sant’Anna come Immacolata Concezione (particolare), olio su tela, 1593-95 ca.,  Pinacoteca Nazionale di Bologna

Per ulteriori approfondimenti è possibile partire da qui.