Il post di oggi raccoglie la collaborazione di entrambi gli autori del blog: Filippo Musumeci e Emanuela Capodiferro.
“Caillebotte dipingeva interni molto belli, con una forte carica psicologica, che riflettevano la coercizione e la repressione a cui era sottoposto il suo ambiente sociale. Sapeva rappresentare con grande efficacia il legno, che sulla tela diventava materia viva, tattile. […] Negli anni immediatamente successivi, durante i quali rimase sempre in stretto contatto con gli amici impressionisti, realizzò alcuni dei suoi dipinti migliori: belle immagini della vita di una Parigi in trasformazione, scene di strada con imbianchini e muratori al lavoro, famiglie borghesi che prendevano il fresco sul pont de l’Europe. […] I suoi lavori avevano una qualità limpida, architettonica, e un realismo unico nel raccontare la vita urbana. Caillebotte era uomo schivo e riservato, ma alla sua maniera – con discrezione – era devoto alla causa del movimento, tanto che Renoir gli riconobbe il merito di essere stato il primo mecenate dell’impressionismo, nel senso che aiutava gli artisti senza alcuna idea di speculazione: <<Tutto ciò che voleva era aiutare gli amici. E lo faceva in maniera molto semplice: comprava solo le tele che considerava invendibili>>. (Sue Roe, “Gli Impressionisti”).
Trovo molto opportuno riprendere questa citazione perché lascia emergere la particolarità di Cailebotte rispetto agli altri impressionisti. La passione per gli interni, per il realismo, per la trattazioni psicologica e sociologica dei suoi soggetti, al di sopra degli effetti di luce e per la fusione atmosferica di luce, colori e soggetti che tanto centrale è per gli impressionisti più rappresentativi.

I piallatori di parquet è uno sguardo sul quotidiano delle classi lavoratrici, sulla semplicità del loro vivere ma anche sulla cura del lavoro. Possiamo ammirare uno stile del tutto personale che mescola un’accademica modalità di strutturare le figure nello spazio, un forte realismo unito all’attenzione meticolosa per i dettagli e una mirabile resa delle luci e delle ombre che sicuramente nasce dallo studio delle opere impressioniste di cui Caillebotte è un generoso mecenate.
Incantevole è la resa della “consistenza” della pioggia in Strada di Parigi in un giorno di pioggia:

Anche in quest’opera vi è un attento studio compositivo e prospettico, ma tutto sembra perfettamente naturale, come lo scatto di un’istantanea fotografica. Pare quasi di poter sentire il profumo della pioggia fondersi con gli odori della città, il ticchettio delle gocce sugli ombrelli fare da sfondo alle chiacchiere dell’alta borghesia.