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Scoprire l’Arte Attraverso i Cinque Sensi

Impulso di scrittura giornaliero
Condividi cinque cose in cui sei bravo.

Il mio approccio all’arte è in un certo senso olistico, nel senso di totale e attraverso tutti i cinque sensi. Quindi la risposta al quesito è penso di essere in gamba ad aguzzare i miei cinque sensi.

Ovvio che la pittura di cui solitamente ci occupiamo qui Sul Parnaso va soprattutto goduta con gli occhi ma l’esperienza migliore è quella che include più sensi. Per questo l’esperienza dell’arte sui libri o sul web è sempre un po’ riduttiva mentre quando incontriamo l’arte in un museo l’esperienza è più intensa, si aggiungono i profumi del luogo, spazialità e luci che determinano un maggiore coinvolgimento e superfici che non sempre possiamo toccare ma che suggestionano comunque il senso del tatto. Penso soprattutto alla pittura moderna e contemporanea, dove i tocchi di colore hanno spessori differenti e la loro matericità contribuisce a creare l’essenza dell’opera.

CLAUDE MONET, Ninfee blu, 1916-19, Museo d’Orsay, Parigi

Un dipinto impressionista come le Ninfee blu di Monet merita di essere osservato dal vero, solo in questo caso colori e tratti si fondono e diventano qualcosa di magico, evocando profumi intensi e la musica della vegetazione che incontra le acque fluenti. E decisamente sarebbe bellissimo poter toccare la superficie dipinta seguendo le linee morbide o carezzando i colori chiari e delicati dei petali delle ninfee.

Intendere l’arte coinvolgendo tutti i sensi è proprio di un movimento tutto italiano: la Scapigliatura. A Milano, negli anni dopo l’Unità d’Italia poeti, musicisti, scultori e pittori rappresentano un primo tentativo di modernità e di rottura con il passato. Molti di loro esplorano le diverse arti, è il caso di Emilio Praga che viaggia attraverso l’Europa e a Parigi ammira la pittura impressionista e la poesia di Baudelaire. Inizialmente si dedica alla pittura, studiando all’Accademia di Brera e partecipando a esposizioni con opere raffiguranti paesaggi.

EMILIO PRAGA, Punta del lago di Bellagio con i monti di Lierna, 1860

Pubblica il libro di versi “Tavolozze” nel 1862, seguito da “Penombre” nel 1864 e “Fiabe e leggende” nel 1867, che riscuotono grande ammirazione. Una crisi finanziaria lo costringe a insegnare letteratura al Conservatorio di Milano, ma la sua indisciplina lo porta a tentare la strada teatrale con Arrigo Boito, fino alla sua morte nel 1875. Praga è anche autore del “manifesto” della Scapigliatura, Preludio, una lirica in cui esprime la crisi degli artisti del suo tempo, la fine delle spinte ideali del Risorgimento e la ricerca ansiosa che caratterizza l’arte contemporanea:

Canto le ebbrezze dei bagni d’azzurro,
e l’Ideale che annega nel fango…
Non irrider, fratello, al mio sussurro,
se qualche volta piango,

giacché più del mio pallido demone,
odio il minio e la maschera al pensiero,
giacché canto una misera canzone,
ma canto il vero!

Emilio Praga, vv. 25-32 in Preludio in Poesie, Treves, Milano, 1922,

Tra gli artisti della Scapigliatura uno dei più affascinanti è sicuramente Tranquillo Cremona, le sue opere si caratterizzano per la fusione di figure e ambiente e la sua ricerca precorre quella più profonda di Boccioni. In Edera gli innamorati sono fusi l’uno nell’altro, avvinghiati appunto come edera. Non ci sono linee di contorno e l’immagine sembra una visione, simile alle visioni simboliste ma coerenti anche con la pittura rapida volta a cogliere l’attimo degli impressionisti.

TRANQUILLO CREMONA, L’edera, 1878, GAM Torino

In Melodia Tranquillo Cremona riesce a dare spazio alla musica e al suo sprigionarsi dalla mente e dalle mani appassionate della protagonista che suona lasciandosi inebriare dalle note.

TRANQUILLO CREMONA, Melodia, 1874-1878, coll. privata.

La ricerca di odori, sapori, trame e sonorità è uno dei fili conduttori di tanta arte contemporanea e mi viene in mente il nostro Renato Guttuso che nella Vucciria fa emergere tutta la “sensualità” del mercato di Palermo, fermandosi a guardare la grande tela di Palazzo Chiaromonte lo spettatore non vedrà solo colori e forme ma sentirà il profumo dei frutti del mare, la dolcezza dei frutti, l’odore del sangue fresco delle carni e il sentore salino dei salumi e dei formaggi.

RENATO GUTTUSO, La Vucciria, 1974, Palermo

Ma l’arte può essere veramente “gustata”? Certo magari in una pasticceria ma di recente ha fatto scalpore la vendita all’asta di “Comedian” di Maurizio Cattelan per oltre 6 milioni di dollari, una banana ostaggio di un nastro adesivo, ultima provocazione del noto artista italiano.

MAURIZIO CATTELAN, Comedian, 2019

L’acquirente Justin Sun l’ha effettivamente mangiata!

Infinito

Impulso di scrittura giornaliero
Di quali aspetti del tuo patrimonio culturale sei più orgoglioso o più interessato?
ANTONIO CANOVA, Amore e Psiche, Museo del Louvre

Difficile rispondere ad una domanda come quella che suggerisce l’impulso di scrittura odierno. Il patrimonio culturale che sento mio è in crescita costante, ogni giorno una tessera, ogni giorno una parola, ogni giorno una nuova linea. C’è sempre qualcosa di nuovo nel mondo della cultura di cui innamorarsi. Difficile trovare qualcuno che non sia innamorato del gruppo di Amore e Psiche di Antonio Canova, capolavoro del Neoclassicismo e sogno di marmo leggiadro e armonioso.

L’opera, realizzata tra il 1787 e il 1793, rappresenta nel suo delicatissimo candore un inno all’amore e alla bellezza. La scultura raffigura il momento in cui Amore (Cupido) risveglia Psiche con un bacio, un episodio tratto dalla favola narrata nell’“Asino d’oro” di Apuleio. Questo momento rappresenta il culmine della storia d’amore tra i due personaggi, simbolizzando l’unione tra l’anima (Psiche) e l’amore divino (Amore).

Canova ha scelto di rappresentare i due amanti in una posa dinamica e armoniosa. Amore è inginocchiato mentre sostiene delicatamente Psiche, che si abbandona tra le sue braccia con un’espressione di dolcezza e abbandono. La composizione è caratterizzata da un equilibrio perfetto e da una straordinaria attenzione ai dettagli, come le ali di Amore e i drappeggi delle vesti.

Sarebbe bello goderne dal vero, non credete?

Il cielo su Torino

Impulso di scrittura giornaliero
Descrivi una fase della vita a cui è stato difficile dire addio.

La risposta a questa domanda è emersa in un battito di ciglia: indubbiamente la fase della mia vita a cui è stato difficile dire addio è stata quella torinese, una città frizzante come un calice di spumante, dinamica e inclusiva come poche. Dove avevo ogni giorno la mia ARTE quotidiana. Vagando tra i viali verdissimi che diventano scure nervature in autunno e si aprono in piazze ampie colme di cielo e di palazzi maestosi. Trovi gli invitanti musei cittadini che ti accolgono sempre nuovi. Il primo e il più magico è sicuramente il Museo Egizio con i suoi papiri, le statue di granito, i sarcofagi, le mummie e la capacità di farti viaggiare nella storia.

Museo Egizio, Sfinge

Passeggiare fuori e dentro Palazzo Madama, nel cuore di Torino è sempre un’esperienza fantastica, puoi incontrare l’umanità di tutti i tempi, dai cantanti medievali ai protagonisti dei ritratti di Antonello da Messina, passando per i pastori barocchi di Stomer e finendo a tavola con qualche duchessa di Savoia.

Poi da lontano lo sguardo incontra la guglia elegante nel cielo di Torino ed lei la splendida Mole Antonelliana con all’interno l’imperdibile e stupefacente Museo del cinema. La vista dall’alto è qualcosa di eccezionale, almeno una volta nella vita bisogna andarci!

Ma le meraviglie artistiche di Torino non finiscono qui, la GAM sazierà numerosi appetiti moderni e contemporanei, le sue sale ospitano infatti opere dei maggiori artisti dall’Ottocento ad oggi: gli occhi si dissetano sulle tele di Fontanesi e Fattori, lo sguardo accarezza le sculture nitide o palpitanti di Canova o Medardo Rosso, e poi ancora un lungo viaggio che comprende i più grandi artisti contemporanei italiani e stranieri. E il viaggio prosegue, c’è ancora Rivoli con il Museo di Arte Contemporanea e la Reggia di Venaria.

Ma in questa città bellissima non ho trovato solo tanta arte, paesaggi meravigliosi e cultura. Ho iniziato anche il lavoro che amo, insegnare, ho avuto i miei primi e indimenticabili allievi che adesso sono mamme e papà, giovani insegnanti e artisti e tanto altro ancora. A Torino ho incontrato anche tante persone meravigliose che mi hanno aiutato a diventare la persona che sono oggi, due soprattutto a cui oggi voglio dedicare questo post con tutto il mio affetto: Daniela e Filippo.

Essere Leonardo

Impulso di scrittura giornaliero
Se potessi essere qualcun altro per un giorno, chi saresti e perché?

Decisamente, se potessi essere qualcun altro vorrei essere Leonardo da Vinci, ai suoi esordi nella bottega del Verrocchio, mentre dipinge i suoi delicatissimi angeli sulla tavola del Battesimo di Cristo del suo maestro.

Andrea del Verrocchio e Leonardo da Vinci, Battesimo di Cristo, olio su tavola, 1475 ca, Firenze, Uffizi

In quella bottega il giovane Leonardo ha imparato a volare, già il suo maestro gli avrà trasmesso la forza della linea, la potenza costruttiva del chiaroscuro, ma in quello scorcio di Quattrocento dal laboratorio di Andrea Verrocchio sono passati Sandro Botticelli, Pietro Perugino e Lorenzo di Credi. In quelle stanze doveva esserci un’esplosione di creatività, il profumo degli oli e delle essenze e quei ragazzi che si nutrivano l’uno della fantasia dell’altro in un crescendo di meraviglia.

Particolare dell’Angelo dipinto da Leonardo in Andrea del Verrocchio e Leonardo da Vinci, Battesimo di Cristo, olio su tavola, 1475 ca, Firenze, Uffizi

Il frutto di quell’apprendistato non fu certamente quell’angelo che sembra rapito al Paradiso e quelle chiare e fresche e dolci acque che bagnano i piedi di Cristo e sfumano in un elegante e leonardesco paesaggio sfumato sulla sinistra del dipinto, ma tutti i capolavori a venire, insuperabili icone della genialità dell’uomo del millennio, capace di eternare la bellezza e in grado di guardare al futuro, di immaginare nuovi mondi possibili, come accade con i progetti delle sue macchine volanti.

La vite aerea di LeonardoManoscritto B, foglio 83 v., 1489, Manoscritti di Francia, ParigiInstitut de France.

Difficile realizzare in un breve post una sintesi delle opere del maestro toscano ma se fossi in lui e dovessi scegliere uno dei suoi dipinti da realizzare oggi, mentre il sole tramonta al lume di candela, in una giornata ventosa di fine febbraio, sceglierei La dama con l’ermellino con la sua serica bellezza.

Leonardo da Vinci, Dama con l’ermellino, 1490 ca., Czartoryski Museum, Cracovia

Oggi presenzia come una regina in trono nella sala più famosa del Museo Nazionale Polacco di Cracovia; solitamente tutti gli occhi sono puntati su di lei, Cecilia Gallerani, la donna amata da Ludovico Sforza che tuttavia guarda oltre, fuori campo, verso destra, il lato da cui proviene la luce che illumina il viso, la mano in una posa elegante e innaturale, e la bestiola che si atteggia con altrettanta alterigia. La posizione di tre quarti crea un notevole dinamismo della figura, l’abito, l’acconciatura e i gioielli contribuiscono insieme al sorriso, appena accennato, a trasmettere un senso di grazia e armonia. Lo sfondo scuro richiama la ritrattistica fiamminga e il suo maggiore tramite: Antonello da Messina.

È stato bello fantasticare di essere un giovane Leonardo per qualche ora, di immergersi nella sua straordinaria concezione dell’arte, nella sua altrettanto insaziabile sete di conoscenza attorno all’uomo ma anche nei confronti della natura. Ineguagliabile è anche la sua voglia di progresso e di futuro per cui sono certa si sarebbe divertito a sperimentare la creazione di immagini attraverso l’intelligenza artificiale…forse gli sarebbe anche piaciuto il suo pseudo ritratto da giovane in copertina 😉

L’indifferenza

Impulso di scrittura giornaliero
Se potessi bandire permanentemente una parola dall’uso generale, quale sarebbe? Perché?

Stimolo interessante e vorrei rispondere in riferimento al mondo dell’Arte di cui ci occupiamo in questo spazio.

Se si potesse eliminare il maggior nemico dell’Arte sicuramente questo sarebbe l’indifferenza. L’Arte è curiosità, selezione ed elezione, da sempre è un modo per comunicare e raccontarci privilegiando quello che possiamo percepire ed esperire attraverso i sensi (Sul Parnaso si occupa prevalentemente degli aspetti visivi), oggi, in un’epoca di omologazione e di dittatura del gusto, l’Arte è diventata oggetto elitario e anche quando diventa fenomeno di massa viene relegata a sfondo, moda superficiale. Pochi ne comprendono il senso e di conseguenza restano indifferenti.

Di questa atavica indifferenza ha parlato anche Pasolini nel poemetto “Guinea” in Poesie in forma di Rosa, ai vv. 112-126 dice:

“L’intelligenza non avrà mai peso, mai
nel giudizio di questa pubblica opinione.
Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai
da uno dei milioni d’anime della nostra nazione,
un giudizio netto, interamente indignato:
irreale è ogni idea, irreale ogni passione,
di questo popolo ormai dissociato
da secoli, la cui soave saggezza
gli serve a vivere, non l’ha mai liberato.
Mostrare la mia faccia, la mia magrezza
– alzare la mia sola puerile voce –
non ha più senso: la viltà avvezza
a vedere morire nel modo più atroce
gli altri, nella più strana indifferenza.
Io muoio, ed anche questo mi nuoce.”

A proposito degli italiani di cui critica l’incapacità di vivere passioni concrete e il limitarsi a sopravvivere nell’indifferenza e nella viltà generale. L’indifferenza come viltà è presente anche nei discorsi di Gramsci che ci invita a riflettere sulla nostra responsabilità come cittadini e a non rimanere indifferenti di fronte agli eventi e alle ingiustizie del mondo.

In questi giorni cupi in cui l’orrore quotidiano – tragedie vicine e lontane, futuro mai così precario, poteri e potenti dispotici, guerre spietate – trabocca dagli schermi tra una pubblicità e l’altra, uno degli artisti che più intensamente esprime lo scarto tra indifferenza e coinvolgimento è il misterioso Banksy. In un mondo che naufraga nel mare dell’indifferenza lui denuncia le contraddizioni del presente con una forza immensa o con l’ironia più corrosiva. In “Lanciatore di fiori” a Betlemme mostra l’alternativa alla violenza,

Banksy, Flower Thrower, Betlemme 2003

e qualche anno dopo sempre a Betlemme realizza il murales “La colomba armata della pace”: simbolo tragicamente ironico di una guerra senza fine.

Banksy, Armoured Peace Dove, Betlemme, 2007

Si apre nei prossimi giorni la mostra “Banksy. Painting Walls” al M9 – Museo del ‘900 di Mestre, un’ampia rassegna dedicata allo street artist britannico. La mostra presenta oltre 70 opere, tra cui tre muri originali esposti all’interno del museo; si potrà visitare fino al 2 giugno 2024.

L’esposizione non presenta solo serigrafie, ma offre un’esperienza inedita con i muri originali. Inoltre, il museo coinvolge gli street artist attivi in Veneto attraverso visite guidate in bicicletta da Mestre a Venezia, dove si trova un’altra celebre opera di Banksy chiamata “Migrant Child”.

Banksy, Il naufrago bambino, 2019, Venezia

La mostra parallela “Dialoghi Urbani” allestita al secondo piano esplora il rapporto tra street art e museo. Ogni sabato, dal 2 marzo al 1° giugno, un diverso street artist realizzerà un’opera murale in una sessione di live painting. L’arte di Banksy fuoriesce anche dagli spazi del museo, inondando i suoi muri esterni.

Inoltre, a Firenze, una sala del Cinema Astra ospita un’esperienza visiva immersiva chiamata “Murals”, basata sui sette murales realizzati da Banksy sui palazzi di Kiev e dintorni nel 2022, durante il conflitto contro la Russia. Quattro di questi murales continuano a spiccare tra le macerie dei drammatici bombardamenti.

Banksy, Children of War, Maidan

In copertina Banksy, Madonna con la pistola, Napoli, via Benedetto Croce, 2011