Il tempo nuovo, la stagione degli amori, il vertempo verdeggiante metafora della giovinezza o semplicemente la rinascita della natura è ormai alle porte: nuvole di fiori bianchi e rosa – mandorli e ciliegi – interrompono la sinfonia di verdi brillanti nelle distese campestri. Questo magico spettacolo non manca di deliziarci ogni anno e stimolando in ogni epoca la creatività di musicisti, poeti e pittori. Allora perché non celebrarla con una nutrita galleria di capolavori primaverili?

Cominciamo con un affresco delicatissimo, quello di Flora rappresentata mentre coglie fiori e li ripone nella sua cornucopia, un’opera che oggi possiamo ammirare al Museo Archeologico di Napoli ma rinvenuta negli scavi del XVIII secolo nella villa di Arianna, presso l’antica Stabiae.

Anche in età medievale il ciclo dei mesi e delle stagioni era molto presente quale metafora della vita umana, ovviamente il tempo più gioioso è la primavera, perfetta allegoria dell’età più felice, quando uomini e donne, nel pieno del loro vigore e della loro bellezza, vivono la stagione dell’amore. Amore celebrato nella lirica delle origini, in quella Provenzale poi in quella della Scuola siciliana e ancora nel Dolce stil novo per continuare con Dante e Petrarca.
Sotto forma di allegoria la Primavera viene rappresentata anche in dipinti murali come il ciclo del Castello di Asciano nei pressi di Siena, qui

è una fanciulla dai capelli dorati che sorregge due mazzi di fiori ed è vestita di un abito che sembra contenere un giardino paradisiaco.
L’idea di inserire l’allegoria della Primavera in un giardino lussureggiante è presente nel dipinto più “simbolico” del Rinascimento: la Primavera di Botticelli.

L’opera di ispirazione neoplatonica riprende il mito di Ovidio, il personaggio centrale è Venere che ospita nel suo giardino la danza delle Grazie, mentre Zefiro la figura bluastra e volatile sulla destra rincorre la ninfa Clori – secondo la mitologia la farà sua con la forza e poi riparerà sposandola e trasformandola in una dea: Flora. Nel dipinto Flora è presente ed è rappresentata mentre incede spargendo fiori che fioriscono nel giardino, in alto, tra le chiome degli aranci, c’è Eros bendato che scaglia un dardo infuocato verso una delle Grazie danzanti e infine sulla sinistra Mercurio, a simboleggiare la ragione, nell’atto di allontanare nuvole e tempeste. La circolarità delle figure rappresenta la ciclicità della Natura ed è modellato sulle elaborazioni allegoriche di Ficino e Poliziano, lo stile si caratterizza per l’uso di una linea elegante e modulata secondo le indicazioni di Alberti per ottenere delle figure femminili dilettevoli.
Il committente di quest’opera tra le più ammirate al mondo fu Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, cugino di Lorenzo il Magnifico ma non in buoni rapporti con il signore di Firenze, da lui passò a Giovanni delle Bande Nere e al figlio di questi Cosimo I duca di Firenze a partire dal 1539.
Le interpretazioni che riguardano la più famosa delle opere di Botticelli sono davvero molteplici e quella riportata è forse una delle più scontate e semplicistiche, secondo Zeri invece sarebbe la rappresentazione di un poema di Marziano Capella, il De nuptiis Philologiae et Mercurii, in cui si esalta la nuova cultura umanistica fondata su poesia, retorica e filologia, con una velata critica al regime “antidemocratico” di Lorenzo de’ Medici.

Allegorica è anche l’interpretazione della Primavera di uno dei più originali artisti del Manierismo: Giuseppe Arcimboldo, famoso per la sua abilità nell’ingegnarsi nella creazione di ritratti che mostrassero sia l’aspetto umano che la presenza di elementi naturali. I suoi dipinti sfidano le convenzioni artistiche tradizionali, giocando con l’illusione e l’immaginazione. Nella Primavera, che fa parte di un ciclo completo delle stagioni, compaiono molti fiori, per il viso sono colorati di rosa in varie tonalità dal carnicino chiarissimo al rosso delle labbra. La gorgiera è composta invece da delicati fiori bianchi mentre il capo è ricoperto da fiori multicolori di varie specie: gigli bianchi, piccoli tulipani, narcisi. Il busto è invece una raccolta di foglie ed erbe di vario tipo.
Arcimboldo dimostra una straordinaria maestria tecnica e un’incredibile inventiva concettuale nella creazione di queste opere. I suoi dipinti sono un esempio notevole di sperimentazione artistica e di fusione tra natura e umanità, dimostrando un approccio unico e originale alla ritrattistica. L’eredità di Giuseppe Arcimboldo è rimasta influente nel mondo dell’arte, e le sue opere continuano a suscitare meraviglia e ammirazione per la loro creatività e per l’abilità nel trasformare oggetti comuni in immagini straordinarie.

Il carattere dell’opera di Brueghel è sicuramente più didascalico e realistico, illustra vivacemente scene di vita quotidiana rappresentando i lavori e le attività più tipiche della primavera: in primo piano la sistemazione di piante da fiore in un giardino, in secondo piano sulla destra due uomini sistemano un pergolato, più al centro c’è la tosatura delle pecore mentre sulla sinistra, dopo il corso d’acqua ci sono coppie di contadini che ballano e festeggiano e due giovani che si baciano. Sullo sfondo un castello. A identificare la stagione primaverile gli alberi dai fiori bianchi e i fiori che uomini e donne stanno disponendo nelle aiuole. Le opere di Pieter Brueghel il Giovane, pittore fiammingo del XVI secolo, riflettono lo stile e i soggetti del più famoso padre, Pieter Brueghel il Vecchio, ma con una minore profondità e originalità. Tuttavia, le sue rappresentazioni di scene di vita rurale e paesaggi hanno un valore storico e documentativo importante, mostrando la vita e le tradizioni dell’epoca.

Il tocco di François Boucher ha tutta la dolcezza della primavera, sia nei colori delicati che nelle figure trattate con una linea morbida e sensuale con una rappresentazione tipicamente rococò in cui due giovani sono immersi in un paesaggio primaverile idillico.

Nell’opera di Thomas Gainsborough il paesaggio è protagonista, lo studio della luce così moderno riprende lo stile di Jacob van Ruisdael ma assorbe le innovazioni della visione romantica creando un’immagine suggestiva e coinvolgente che diventerà il punto di partenza per Turner o Constable nel secolo successivo, quando la natura e il paesaggio diventano soggetti autonomi della pittura.
Con la natura e la sua osservazione diretta, la primavera viene rappresentata, con tutti i suoi colori, da tantissimi artisti dell’Ottocento, dai romantici ai naturalisti fino ai simbolisti; può essere un vaso di fiori primaverili o un campo fiorito, o ancora un’accademica allegoria o un’immagine stilizzata ed elegante. In queste opere si celebra il momento della rinascita, l’energia e il calore che si diffondono, la vita alla sua sorgente ma vista l’ampiezza della produzione saranno oggetto di un altro post.