Genova è la città natale di Enrico Accatino, un artista molto importante non solo per le opere prodotte, quanto per il metodo proposto e per la rilevanza della sua attività in ambito educativo.
Negli anni cruciali per la riforma della scuola media, negli anni ’60, Accatino affianca il Ministro dell’Istruzione Gui quale consulente per l’educazione artistica, importante è il suo apporto anche in RAI, quando la televisione italiana aveva ancora il fondamentale scopo di educare, e infine estremamente significativo è il suo impegno per l’inclusione attraverso l’arte, in collaborazione con l’Unione Ciechi.
Proviamo a ripercorrere rapidamente le tappe fondamentali della sua biografia: Accatino è un giovanissimo artista autodidatta, dipinge il mondo agreste delle sue colline, con i pennelli ma anche con i versi.
Ho portato per il mondo i profumi dell’estate
Ho portato per il mondo
i profumi dell’estate
le voci dell’infanzia
quando d’agosto sentivo
l’aria e i muri odorosi di mele:
la paglia ha sapore asprigno
il sambuco è amaro
il rovo con la mora è acidulo
il mattone sente ancora
lo striscio della lucertola
il sole è misto d’aria.
Sono nato d’agosto
ho l’estate nel sangue.
1952
E. Accatino

Le sue solitarie riflessioni incontrano quelle di Casorati, di Pavese e di Fenoglio, e si perdono tra il mare e la campagna della Liguria, senza mai dimenticare l’uomo. Frequenta a Torino l’Accademia Albertina ma non ne condivide il metodo, tuttavia interrompe gli studi negli anni della guerra che combatte in Puglia nel 52° Battaglione. Qui conosce molti intellettuali tra cui Marco Pomilio e Pietro Guida. Termina gli studi accademici dopo la fine della guerra a Roma e poi parte per Parigi e si apre alle più innovative tendenze dell’arte contemporanea, in connubio con Severini e Giacometti. La peculiarità di Accatino sta proprio in questa commistione di situazioni e atmosfere: è un insegnante precario della scuola pubblica italiana ma è anche un artista e un intellettuale cosmopolita.
La sua stagione figurativa più matura è costituita da cicli importanti che coniugano intensamente uomo/natura e società: il suo soggiorno in Sardegna tra i pescatori di tonno di Carloforte produrrà il ciclo della Mattanza.

Opera in cui si intravede una forte consonanza con il realismo idealistico di Guttuso, che ha modo di incontrare a Roma dove opera stabilmente.

Dal 1957 in poi Enrico si converte all’astrattismo, nelle sue opere geometrie pure, il cerchio soprattutto e colori simbolici che rimandano ad un personale universo di sacralità assoluta.

Dei colori il maestro dell’educazione artistica italiana dice:
“I colori non sono pietre e oggetti che possono vivere separati. Diventano vitali solo quando instaurano tra loro un rapporto di accordo o di dissonanza. E’ l’insieme che caratterizza l’opera e dona ad essa un particolare timbro di tipicità.”
La sua carica innovativa si arricchì anche attraverso ricerche tridimensionali e la tecnica tessile:

Per approfondire Enrico Accatino consiglio di visualizzare questo blog.