LETTURA OPERA: “LA PASSERELLA GIAPPONESE” DI MONET

Datazione dell’opera: 1899
Dimensioni: 81,3 x 101,6 cm
Dove si trova: National Gallery of Art, Washington

È arrivata l’estate e insieme a lei tutti i suoi colori. Comincia a fare caldo ed è già ora di ricercare l’ombra per avere un soffio di vento tra i capelli che ci rinfreschi il volto. Molto più importante è però avere la mente e lo spirito freschi, e un buon modo per farlo è perdersi nella freschezza dell’Arte.

Oggi vorrei dare il benvenuto a quest’estate con un Maestro delle Luci, il grande Monet.

Lui che nei primi anni 90 dell’800 si trasferi nella pittoresca e rurale località di Giverny, dove pochi anni dopo realizzò ben 12 panorami.

Alcuni dettagli mostrano Monet legato all’Impressionismo: ad esempio il colore del ponte, un incontro meraviglioso tra il blu e il verde e soprattutto la presenza di quelle piante acquatiche, spunto iniziale delle innumerevoli ninfee che caratterizzeranno la sua carriera ai posteri.

“Ogni colore che noi vediamo nasce dall’influenza del suo vicino” (C.Monet)

L’utilizzo saggio dei colori e il loro bellissimo effetto di luce fanno di questa serie di ponti dei veri capolavori. L’artista si concentrò in ogni minima caratteristica presente all’interno di questa composizione, facendo in modo che al momento della trasposizione su tela ogni elemento naturale ed artificiale fosse al posto giusto, garantendo il miglior risultato possibile. A parer mio si può percepire il calore dei raggi del sole che illuminano gli alberi e le loro foglie, è percepibile il vento che le muove delicatamente e si può immaginare la quiete di questo luogo come se fosse davanti a noi.

Considero questo dipinto una “finestra sul paradiso”, un paradiso non complesso da immaginare, ma composto da semplici dettagli: un ponte immerso nel verde, i colori armoniosi e le luci che si diffondono nello spazio. L’artista si sposa con la natura e ne dipinge tutti i suoi particolari, a cominciare dai numerosi cambiamenti che quest’ultima subisce.

“Sono costretto a continue trasformazioni, perché tutto cresce e rinverdisce. A forza di trasformazioni, io seguo la natura senza poterla afferrare, e poi questo fiume che scende, risale, un giorno verde, poi giallo, oggi pomeriggio asciutto e domani sarà un torrente” (C.Monet)

Volendo rintracciare qualche precedente tradizione a cui Monet si possa essere riallacciato realizzando questo quadro, possiamo senza dubbio segnalare i cosiddetti “ritratti” di matrice medievale chiamati hortus conclusus, i cui soggetti erano delle zone piccole e rinchiuse naturali, come ad esempio dei piccoli orti o anche zone boschive, con pochi dettagli ma realizzati con molta cura; d’altro canto, Monet non dimentica anche la tradizione giapponese che lo ha influenzato in molte delle sue opere.

Monet ci regala questa meravigliosa sensazione di libertà, una libertà fatta soprattutto di quiete: il quadro parla da solo e molto semplicemente ci concede di perderci in questa finestra travolgente.

A volte la natura fa parlare il nostro cuore, molte volte basta solo stare in silenzio. (N.Bolognesi)

(Noemi Bolognesi)

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